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Panorama February 8, 2002

La guerra che verrà

di PINO BUONGIORNO, da Washington 8/2/2002

Intelligence e forze speciali potenziate, poco spazio alla Nato e coalizioni «a misura di conflitto». Sui prossimi scenari di crisi gli Usa hanno già pronto il progetto. Con un unico inconveniente: i costi.

Nel cuore di Washington, in Massachusetts avenue, negli uffici del Center for defense information, un centro di studi che si proclama indipendente sia dal Pentagono sia dall'industria bellica, c'è un grande orologio digitale. Segna un tempo speciale: quello della spesa militare americana. A quattro mesi dall'inizio delle operazioni belliche in Afghanistan gli Stati Uniti spendono ogni minuto 589 mila dollari.

Dal prossimo 1° ottobre questo singolare e angosciante cronometro correrà ancora più velocemente, se sarà approvato dal Congresso il nuovo budget della difesa che il presidente George W. Bush ha presentato simbolicamente avvolto nella bandiera a stelle e strisce: ogni 60 secondi il Pentagono costerà al contribuente americano 722 mila dollari, più di un miliardo al giorno, complessivamente nell'anno fiscale 2003 ben 379 miliardi di dollari, con un aumento del 13,5 per cento rispetto al 2002. È più dell'intera economia dell'Australia, nove volte il budget nazionale della Russia, circa 22 volte il bilancio della difesa italiano (19 miliardi di euro). Non finisce qui: entro il 2007 Bush jr vuole aumentare ancora gli stanziamenti militari fino a 451 miliardi di dollari, quasi lo stesso livello record, calcolata l'inflazione, dei primi anni di Ronald Reagan che doveva sconfiggere l'«impero del male». «Qualunque sia il costo della difesa del nostro paese, lo pagheremo» ha dichiarato il presidente, indicando che la crescita esponenziale dei soldi per il Pentagono significa anche un nuovo modo di concepire e fare le guerre nel 21° secolo.

Per la Lockheed Martin, per la Raytheon e per le altre industrie che producono armamenti è «una manna inattesa prima dell'11 settembre» assicura Loren Thompson, direttore del Lexington institute di Washington, un altro think tank specializzato in difesa.

Ma lo è anche per la Cia. Spulciando le voci più innocue del bilancio («selected activities», per esempio), John Pike, il direttore di Globalsecurity.org, una società di ricerche con sede in Virginia, ha scoperto che «chi passerà alla cassa sarà soprattutto George Tenet (il direttore della Cia, ndr) in particolare per le operazioni clandestine contro il terrorismo internazionale. Nel prossimo anno l'intelligence Usa riceverà 5 miliardi di dollari più del 2002, per un totale di 40 miliardi di dollari» rivela Pike a Panorama.

Di questi enormi finanziamenti beneficeranno anche le forze speciali, fresche dei successi contro il regime dei talebani in Afghanistan. «È come la corsa all'oro in California» spiegano raggianti nel quartier generale di Tampa, in Florida, dello Special operations command, dove il generale a quattro stelle Charles Holland guida 40 mila uomini dell'élite militare americana, Delta Force, Navy Seal, Rangers e Berretti verdi. Attualmente il budget è di 3,2 miliardi di dollari. Passerà a 3,8 nel prossimo anno fiscale.


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