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La Stampa October 6, 2001

Washington insiste: non e' un attentato Il Pentagono potrebbe avere prove audio e video dell'incidente

By Ferri Marco

Marco Ferri NEW YORK Gli americani non hanno avuto dubbi, fin dal primo momento. Appena e' uscita la notizia del Tupolev caduto nel Mar Nero, hanno subito detto che era stato abbattuto da un missile ucraino, e hanno continuato a confermarlo ieri.

""Allo stato delle cose"", ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Fleischer durante la solita conferenza stampa, ""non vediamo nulla che possa indicare un atto terroristico"". Giovedi' sera, parlando alla televisione pubblica ""Pbs"", era intervenuto lo stesso capo dello staff della Casa Bianca Andrew Card: ""Non ci sono ancora tutte le informazioni, ma sembra proprio che gli ucraini avessero qualche tipo di esercitazione missilistica in corso, che potrebbe aver colpito questo aereo commerciale"". Nonostante il tono diplomatico, il messaggio era molto chiaro. La verita' e' che gli Stati Uniti fanno un costante monitoraggio delle manovre militari nel mondo, tanto per esercizio, quanto per conoscere le capacita' degli altri Paesi. Quindi e' molto probabile che abbiano gia' presentato all'Ucraina le prove audio e video dell'incidente, convincendo il premier Anatoliy Kinakh a fare marcia indietro sull'ipotesi terroristica, e ad ammettere che ""la teoria dell'abbattimento ha diritto ad esistere"".

Di sicuro ieri mattina il ministro degli Esteri russo Ivanov ha chiesto a Washington ogni informazione disponibile sull'incidente, e probabilmente ha ricevuto quello che cercava. Giovedi' le forze armate di Kiev stavano conducendo una grande esercitazione missilistica in Crimea, nella zona del Capo Onuk. Secondo fonti d'intelligence, il ""Defense Special Missile and Astronautics Center"" di Fort Meade, nel Maryland, stava seguendo le operazioni e avrebbe rilevato subito il lancio del missile. All'inizio l'ipotesi dell'abbattimento non era molto forte, perche' il Pentagono pensava che fossero coinvolte armi non abbastanza potenti per raggiungere l'aereo. Nel pomeriggio, pero', gli ucraini hanno ammesso che avevano impiegato i missili ""SA-5"", e allora l'intero scenario si e' chiarito.

Al momento del disastro, infatti, il Tupolev 154 stava volando a un'altezza di 36. 300 piedi (undicimila metri circa), lungo una rotta che lo aveva portato a 160 miglia dal capo Onuk, dove era in corso l'esercitazione ucraina. Il missile ""SA-5"", di fabbricazione sovietica, ha la capacita' di colpire obiettivi ad un'altezza di 100.000 piedi (trentamila metri) e una distanza di 180 miglia, e quindi possedeva tutte le caratteristiche necessarie per provocare la tragedia. Le prove dell'incidente potrebbero non limitarsi ai rilevamenti fotografici.

Infatti secondo John Pike, direttore del sito specializzato GlobalSecurity.org, gli Stati Uniti hanno un punto d'ascolto satellitare proprio sopra quella zona, che aveva la capacita' di registrare le comunicazioni tra i militari ucraini. Inoltre gli aerei spia ""RC-135 Rivet Joint"" e ""EP-3 Aries"", come quello protagonista dell'incidente con la Cina in aprile, pattugliano sempre quella Regione, soprattutto oggi che un attacco contro l'Afghanistan e' molto probabile. Anche questi apparecchi possono intercettare le comunicazioni militari, fornendo quindi la prova audio dell'errore. Gli Stati Uniti hanno subito cercato di smontare l'ipotesi terroristica, perche' avevano convenienza a farlo. Washington ha interesse a tenere alta la tensione, per giustificare la guerra al terrorismo, e infatti ieri Fleischer ha confermato che il pericolo di nuovi attacchi e' alto, pero' il governo americano vuole anche giocare un poco al ribasso, per evitare che la paura paralizzi il Paese spingendolo al collasso economico, e quindi non vuole trasformare un probabile incidente in un falso attentato. Il Tupolev poi era partito da Tel Aviv, e quindi la bomba a bordo coinvolgerebbe direttamente Israele, col rischio di provocare risposte dello Stato Ebraico, che metterebbero a repentaglio la nuova alleanza tra gli Stati Uniti e gli arabi moderati.


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